Durante un’intervista, l’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, ha rivelato che Putin si è detto aperto a una pace duratura con l’Ucraina.
Negli ultimi mesi, i segnali provenienti dal fronte diplomatico tra Stati Uniti, Russia e Ucraina si sono intensificati. Il conflitto, iniziato oltre tre anni fa, continua a lasciare ferite profonde in Europa e a livello globale. Le trattative si sono moltiplicate, ma senza risultati concreti: i tentativi di mediazione sono finora naufragati su richieste inconciliabili e sospetti reciproci.
L’amministrazione Trump, tornata in carica a gennaio, ha mostrato un rinnovato attivismo diplomatico, cercando di esercitare pressioni sia su Mosca sia su Kiev. Il presidente ha inviato più volte il suo emissario speciale, Steve Witkoff, in Russia per colloqui diretti con il Cremlino. Il terzo incontro si è tenuto venerdì scorso a San Pietroburgo, e potrebbe segnare una svolta.

Un clima più disteso tra Washington e Mosca
Secondo Witkoff, l’incontro è stato “utile” e “stimolante”, con la partecipazione di figure chiave come Yuri Ushakov e Kirill Dmitriev, consiglieri fidati di Vladimir Putin. Si è discusso anche di accordi commerciali strategici tra USA e Russia, che potrebbero aprire nuove prospettive per la stabilità regionale.
Il colloquio ha toccato vari temi: dalle sanzioni alle questioni energetiche, fino al coinvolgimento dell’Iran nei negoziati sul nucleare. Proprio quest’ultimo punto, secondo Witkoff, sarà cruciale per il futuro degli equilibri geopolitici: il prossimo accordo con Teheran si concentrerà sull’arricchimento dell’uranio, evitando per ora richieste più drastiche come lo smantellamento completo del programma.
La svolta: Putin aperto a una pace permanente
Il punto più sorprendente dell’intervista è arrivato alla fine: “Putin vuole una pace permanente”, ha dichiarato Witkoff a Fox News. Dopo mesi di incertezze e proposte respinte, questa affermazione rappresenta una novità significativa. Sebbene non siano ancora chiari i termini che Mosca intende proporre, l’apertura del Cremlino potrebbe rappresentare l’inizio di un processo negoziale concreto.
Una dichiarazione che, se seguita da azioni coerenti, potrebbe cambiare le sorti di un conflitto che ha già segnato la storia del XXI secolo. Sui social intanto si aprono i dibattiti tra chi crede a Putin e chi no.